L’OSAS è una patologia respiratoria cronica molto diffusa ma poco nota, ne soffre almeno il 3-4% della popolazione, in prevalenza gli adulti, di più i maschi ed i soggetti obesi, spessissimo i russatori. Il disturbo consiste in sospensioni del respiro ripetitive durante il sonno (apnee, si considerano quelle che superano i dieci secondi) associate a russamento, anzi spesso precedute da questo per un certo tempo.

Apnea notturna: quali sono le cause?

Durante il sonno abbiamo un rilassamento della muscolatura della lingua, della faringe e del palato molle, pertanto il canale che costituisce la via aerea superiore, nel tratto dalle fosse nasali alla gola, si restringe e può anche “afflosciarsi” nel momento dell’inspirazione; sorge così il russamento (vibrazione rumorosa della parete faringea e palato molle) e l’apnea “ostruttiva” (dovuta cioè a momentanea ostruzione al passaggio dell’aria).
La posizione supina (di schiena) favorisce questo fenomeno, per via della lingua e mandibola che tendono a cadere indietro; ovviamente il respiro riprende quando l’ossigenazione del sangue comincia a scendere in modo sensibile (il centro nervoso che governa il respiro lancia un segnale di allarme, con conseguente “respirone”  e risveglio di soprassalto).

Le conseguenze del ripetersi di questi fenomeni durante la notte sono un sonno non riposante con stanchezza al risveglio, sonnolenza durante il giorno, sbalzi pressori o affaticamento cardiaco, disturbi dell’umore e molto altro, con rischio concreto di compromissione della salute, della sicurezza alla guida o sul lavoro, anche nella vita di relazione (a titolo di esempio: disturbo del riposo del partner, riduzione della libido, deficit di rendimento mentale o memoria), e non da ultimi i problemi medico-legali collegati alla patologia (es: restrizioni nella concessione della patente di guida).

Come si effettua la diagnosi della sindrome da apnea notturna?

La diagnosi viene fatta con l’esame diretto  e mirato del paziente (consigliabile visita Pneumologica), per raccogliere i dati clinici pertinenti, sia fisici che anamnestici. È poi indispensabile la Polisonnografia per confermare la diagnosi già sospettata e quantificare la gravità della malattia; l’esame, totalmente innocuo, è una registrazione notturna domiciliare di alcuni parametri fondamentali (attività respiratoria nei suoi vari aspetti, russamento, ossigenazione del sangue, frequenza del battito cardiaco, posizione nel sonno etc).

Il sovrappeso è ritenuto uno dei maggiori fattori di rischio,  perché lo strato di adipe che circonda la faringe dell’obeso riduce ulteriormente il diametro della via aerea. La prima preoccupazione quindi è di far seguire al paziente una dieta per calo ponderale; vanno poi corrette certe cattive abitudini di vita: la scarsa attività fisica che causa un generale ipotono muscolare, l’alimentazione “pesante” e l’assunzione di alcolici la sera, l’assunzione incongrua di sedativi, gli orari disordinati di riposo e così via. Spesso l’OSAS regredisce in modo evidente già con queste misure di igiene nutrizionale e del sonno.

Vanno poi cercate cause anatomiche di ostacolo alla respirazione come i problemi di malocclusione dentaria o mandibolari, l’ipertrofia di tonsille, ugola o palato molle, le stenosi nasali. A tale scopo serve spesso una visita specialistica Otorinolaringoiatrica con eventuale endoscopia delle vie aeree superiori, da cui può scaturire l’opportunità di risolvere il disturbo con un intervento chirurgico  (es: uvulopalatoplastica) oppure stomatologico (apparecchio ortodontico).

Quali sono le cure e le terapie per trattare la sindrome da apnea notturna?

Dal punto di vista pneumologico è disponibile un trattamento strumentale molto efficace dell’OSAS, la CPAP notturna. È una terapia attuata con un piccolo dispositivo “ventilatore” da comodino, portatile; esso produce un flusso d’aria a pressione controllata che viene applicato al paziente tramite una maschera nasale o degli appositi “naselli”, ed è in grado di mantenere aperte le vie aeree nel sonno, abolendo il russamento e le apnee e restituendo una buona qualità del sonno. Esistono strumenti a pressione costante (più semplici) e a regolazione automatica della pressione (Auto-CPAP).

La durata della terapia CPAP è a tempo indeterminato, ma può venir meno la necessità nel caso in cui si riesca in un secondo tempo a risolvere i fattori causali della malattia (v. sopra); serve un controllo pneumologico periodico sia per individuare gli eventuali problemi di adattamento alla terapia, sia per seguirne l’evoluzione nel tempo.

Dott. Alberto Lazzaro
Medico chirurgo
Specialista Pneumologo

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